E Dostoevskij lo scrisse mentre soggiornava a Firenze. L’atto di censura a cui è stato sottoposto l’autore che voleva tenere un ciclo di lezioni su di lui alla Bicocca di Milano lascia trasparire che non è andata proprio così. Ma al contempo dovrebbe interrogarci su ciò che abbiamo ereditato noi italiani di cui spesso non siamo neppure meritevoli.
Il SSN non è di tutti per esempio. E non ci è arrivato per gentile concessione dei “poteri forti”. Anzi, ciò che è successo in questi 2 anni è la dimostrazione che quando si delegano al privato beni essenziali quali la salute pubblica, non è sufficiente avere un reddito pro-capite superiore alla media europea per cavarsela. Nel 1978 Tina Anselmi era Ministro della Salute (prima donna ad esserlo) quando venne istituito e, se l’età media degli italiana è aumentata di 10 anni in questo lasso di tempo, forse dovremmo ringraziarla. Con un bianco fiore” serve anche a questo, oltre a raccontare, tramite lei, quasi 90 anni della nostra storia. Senza dare lezione ma coinvolgendo anche 2 musicisti (oltre a 2 lettori) per rendere il tutto piacevole a chiunque voglia essere coinvolto.
Per la giovane età, ma anche perché le donne non erano molto numerose in quel contesto (21 su 556) l’Anselmi non era presente nell’Assemblea Costituente. E quanti sanno tra i più giovani come si svolse, quali furono i principi inderogabili che sancì e le conseguenze di questi sulla vita di tutti i giorni? La Costituzione raccontata ai ragazzi si pone questo obiettivo ma, forse ancora più discriminante, cerca di farlo usando il loro linguaggio. Dunque interattività (una quindicina di loro verrà chiamato a declamare gli Articoli al microfono), immagini proiettate sul nostro schermo, musica suonata, cantata ma anche rappata. In tutti questi anni è sempre piaciuto e speriamo che a qualcosa sia servito.
La nostra Costituzione è stata scritta in italiano. Informazione che non stupirà molti ma che ha una motivazione che risale a circa 700 anni fa quando Dante Alighieri fu il primo a capire che si poteva scrivere perfino del Supremo in lingua volgare anziché in latino. E questo suo merito ha probabilmente occultato il valore della Divina Commedia che, non a caso, all’estero è ispirazione per romanzi, film, videogiochi, manga. Noi proviamo a riproporla come fosse un romanzo d’avventura, utilizzando un film muto del 1911, le colonne sonore italiane degli anni ’70 (altra nostra eccellenza spesso dimenticata), la lettura dal vivo in linguaggio contemporaneo e le citazioni imprescindibili declamate da Vittorio Gassman. Come? Un DJ e un MC sul palco. Altrimenti perché si chiamerebbe Disco Inferno?
Non lasciatevi stupire da queste proposte. Approfonditele contattandoci tramite uno dei canali che trovare qui.