“La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.” [B. Brecht]
La citazione del più grande drammaturgo tedesco del secolo scorso illustra meglio di molte parole il significato ultimo di questa rappresentazione teatrale: l’argomento sono le foibe, la ricerca storica è accurata ma lo scopo non è individuare colpevoli e innocenti; perché se i primi sono innegabili, i secondi forse sono solo vittime.
In questo atto unico le vicende si svolgono in quell’arco di tempo che va dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, ai trattati che sancirono i confini italo-jugoslavi, fino al significativo epilogo del 1° maggio 2004. Il tempo scenico invece è scandito dall’alternarsi dei pronomi personali (Voi, Tu, Loro, Lei, Noi, Io), a sottolineare i diversi rapporti di potere che evolvono negli anni.
Quattro i personaggi (due italiani, due slavi) che interagiscono nelle sei scene. Un valoroso partigiano che subirà umiliante congedo. Un orgoglioso studente che verrà inebriato dal profumo del potere. Un professore di letteratura che troverà una tragica fine. Una ragazza determinata che si dimostrerà donna abile a cavalcare le onde del destino.
Tra l’una e l’altra scena, momenti di musica dal vivo, meglio di moltitudini di dati, peraltro controversi, immergono il pubblico nell’atmosfera del tempo.
Uno spettacolo che vuole fare discutere.
FORMA: mise en espace con musica dal vivo.
DURATA: 1 ora e 20 minuti circa.